23.3.07

Il congresso provinciale



Ieri, giovedì 22 marzo 2007, alle 18:40 (!) si è svolto il Congresso Provinciale PdCI, in aula di Centro di Formazione aziendale. Bella aula, probabilmente potuta avere dopo l'orario di lavoro dell'azienda presso cui si era, che è stata personalizzata con bandiera PdCI e stranamente la ripetizione ossessiva (ben tre volte) dello stesso manifesto (e solo quello), riportante la scritta "Ognuno di noi da solo non vale nulla". Mancavano soltanto i flagelli [che tanto non ne abbiamo bisogno per farci del male].

Alla fine è stato eletto lo stesso Comitato Politico Federale di prima, meno 6 persone, facendo votare un numero di delegati di 23 'per renderlo più snello'.

In realtà, è possibile da Statuto che il Comitato Federale rimpingui se stesso seduta per seduta, in misura non superiore al suo 10% e con limite massimo quello dettato dalla percentuale del numero di tessere. Pertanto, proponendo questo snellimento in realtà si è lasciato al Comitato Federale stesso la facoltà di autointegrarsi con altre 6 persone.

All'inizio la commissione elettorale ha proposto che almeno un terzo del CPF fossero donne, alla fine la composizione proposta dalla stessa commissione non riusciva a rispettare questo criterio, in conflitto con quello della territorialità. Ovviamente tra i due criteri quello che può attendere è quello sulle donne.
Il compagno Montanini ha proposto ai delegati al congresso la votazione di un OdG in cui si ribadiva la necessità di una raccolta differenziata spinta e si affermava di essere contrari all'inceneritore. I delegati hanno votato di conferire mandato al Comitato Federale di discutere la questione. Non è assurdo che un delegato a un congresso rinunci a una facoltà che ha, abdicando su questioni anche di grande importanza? Penso che quante più cose si possono discutere al congresso tanto maggiore è la democrazia e la partecipazione in un partito. Invece i delegati lasciano volentieri che il proprio potere sia assorbito dal direttivo. Mah!

Ecco il mio intervento:

Buonasera a tutti. Inizio dicendo che ci tenevo tanto a partecipare a questo congresso, perché a questo congresso credo di avere qualcosa da dire.
La prima cosa che vi dico è che mi ha scritto Cossutta, appena scendo dal palco vi distribuisco la lettera.

La solidarietà di Cossutta mi ha fatto capire che ho fatto bene. Ho fatto bene a ritenere che valgano di più la coerenza e il coraggio anche di un futuro in una politica mediocre e degradata. Una politica fatta di aspiranti primedonne e arrivisti lontani sempre di più dai cittadini. Con questo non autorizzo nessuno a pensare che mi voglia ritirare a vita privata. Queste cose fanno capire l’importanza di resistere, di partecipare alla cosa pubblica, di non lasciarla alla spregiudicatezza di pochi.

Di queste cose se ne parla anche nel documento congressuale, in cui questi fenomeni sono definiti virus che interessano tutta la politica e tutti i partiti, incluso questo. Si parla di alcune regioni e federazioni interessate, e noi siamo tra quelle, compagni, così come anche l’Emilia Romagna è compresa in questo insieme. Non crediate di essere in una zona immune dal problema.

Ho fatto l’assessore come se si trattasse del servizio civile, come un dovere civico, come un cittadino che si mette a disposizione della collettività, e non degli interessi di pochi. Non mi sono iscritta al partito per gioire dei sorrisi di qualche vip, l’ho fatto perché credo nell’ideale dell’uguaglianza, della parità dei diritti, delle pari opportunità tra i cittadini.

L’ho fatto perché mi sembrava grandioso che questo partito desse la possibilità a una persona ‘normale’ di conoscere e muovere gli ingranaggi della politica, della buona amministrazione. Perché mi sembrava grandioso un partito che premiava anche chi non era un politico di professione.La politica credo vada fatta così: si vive una vita normale, svolgendo ognuno il proprio mestiere e vivendo tra la gente, condividendone le quotidianità. Poi si può accettare di diventare rappresentanti di quella quotidianità, cercando di portare alla politica qualcosa che chi è politico di professione non sempre conosce. Nel mio caso credo di avere portato anche un po’ di pensiero razionale, un po’ di logica e di spirito di precisione nel lavoro. So di avere portato qualcosa di nuovo nello stile e nei contenuti del periodo della mia amministrazione. Non lo nascondo e ne sono orgogliosa. E in questo credo che sia utile anche che si possa, fatta l’esperienza da amministratore, tornare al proprio lavoro e alla vita quotidiana, senza dovere per forza fare della politica e delle cariche pubbliche una necessità personale.

Questa cosa così grandiosa di non avere sponsor particolari e di rifuggere dalla politica come professione, certo ha entusiasmato me e tante persone che hanno hanno percepito questo spirito, mentre ha alimentato parecchia maretta tra chi nella vita vorrebbe fare solo e sempre il politico. E da buon politico pensa che come in guerra in politica tutto sia permesso, soprattutto funzionino bene le falsità, le frasi di screditamento personale. Oh: purchè esistano giornali disposti a pubblicarle. In caso non vi siano tali giornali: si usa Rossovivo!, controllato esattamente dalla parte del partito che si è sentita di trasformarmi in una specie di strega al tempo della Sacra Inquisizione, ‘giustiziandomi’ in modo volgare e grossolano per il reato compiuto quando ho osato scrivere agli iscritti raccontando le cose che erano successe e rendicontando la mia attività.

Spero che non vi sia bisogno di raccontare anche come è successo che ho cambiato la segretaria permettendomi di scegliere una persona in base alla capacità di lavoro anziché farla scegliere al Comitato Federale… Che non vi sia bisogno di dire che a chi poi ha usato la cosa contro di me – tradendo la mia fiducia - avevo sfogato a suo tempo tutta la mia amarezza per l’ostruzionismo della struttura comunale rispetto al mio bisogno di avere qualcuno che mi aiutasse nell’istruttoria del progetto della commissione di studio sull’infiltrazione mafiosa nel nostro territorio, e che sono stata costretta, per portare a compimento tale progetto, a sacrificare la segretaria storica, alla quale sono affezionata e che comunque ha trovato altro impiego in Comune, essendo dipendente e non precaria, a differenza della nuova che è rimasta a casa…

Di certo la Redazione di Rossovivo ha emesso sentenze che non le spettano. Io spero tutti voi, compagni, siate al corrente che questa vicenda è al vaglio del collegio dei garanti del partito.

Che sappiate che l’attuale segretario non ha esitato a andare contro lo Statuto e la linea del Partito pur di forzare la mano e prendere il potere. Che questa presa del potere prevede anche il controllo di tutti i mezzi di informazione del partito, sito internet compreso.

Ha senso che esponenti del Comitato Federale per delegittimare un altro membro del Comitato Federale si servano di raccolte di firme inviate ai giornali?
Ha senso che pur di contraddire il proprio assessore alla Polizia Municipale un consigliere del Pdci si dichiari entusiasta dell’introduzione del manganello per la Polizia Municipale?

“Continuiamo così facciamoci del male!” ha coniato Moretti per descrivere l’imperdonabile e fatale leggerezza di certi strafalcioni politici. E in questo grottesco farsi del male, tipico dei rappresentanti della gente di sinistra, credo sia inutile porsi o promettere obiettivi grandiosi come la (contro)riforma del lavoro, la costituzione della confederazione della sinistra, l'eliminazione di tutte le ingiustizie sociali e persino il ridimensionamento della potenza militare americana, perchè se non si riesce bene nelle cose normali, è davvero difficile poter pensare di concretizzare gli enormi propositi inclusi negli stessi obiettivi programmatici del documento congressuale. Non basta più, credo, dire alla gente le grandi cose che vogliamo. Dobbiamo dire anche le piccole, quelle più quotidiane, e dobbiamo spiegare anche come abbiamo intenzione di fare per raggiungere i nostri obiettivi, dando una idea delle capacità che abbiamo per farlo. Chi si auto silura dalla Giunta di una città di 150.000 abitanti, regalando agli esponenti del futuro Partito Democratico le deleghe di maggiore strategicità, conquistate faticosamente e mantenute con enorme sforzo, non può proporsi leader efficace di un partito che vuole essere diverso e libero dalle logiche dei grandi schieramenti.

E a proposito di grandi schieramenti, a proposito di linee politiche e di alleanze, a proposito di problemi quotidiani e urgenti: in questo congresso voi delegati avete una delle poche occasioni per dire quello che volete. Tutto quanto non specificato sarà deciso da poche persone. Rendetevi conto del potere che avete ed usatelo, ognuno con il proprio senso critico e la propria personalità può dire ciò in cui crede. Per questo è fatto il congresso, Non affinché la base ratifichi le decisioni del vertice, ma esattamente il contrario, affinché sia il vertice ad ascoltare la base.
E io penso che se uno come Cossutta è stato lasciato al margine del partito, io credo che forse anche noi del congresso provinciale forse lo dobbiamo lanciare un messaggio al Nazionale, affermando quanto sia grave che il fondatore del nostro partito abbia ritenuto necessario dimettersi dal direttivo.
E poi la politica locale, il congresso è il momento giusto affinché la base dica quello che vuole e come lo vuole.
Qualche suggerimento a proposito del futuro prossimo venturo. L’inceneritore: lo volete o no l’inceneritore? Perché sarà il prossimo tema a proposito del quale la vita quotidiana delle persone di Reggio potrà cambiare.
Il porta a porta lo volete? Costa troppo, dicono i ds. Vero. Ma costa tanto anche ammalarsi, non credete? Siamo i primi a dire che senza tasse non ci sono neppure i servizi. Il porta a porta permette di differenziare oltre il 70% dei rifiuti, risparmiando molta diossina prodotta dalla combustione dei residui tossici. Quanta diossina siete disposti a respirare per risparmiare una ventina di euro nella bolletta e per la comodità di poter evitare di differenziare il pattume? Voi dite: io già la faccio la raccolta differenziata. Si, però poi vi respirate la diossina del vostro vicino di casa che non la fa. Non parlo poi delle nanopolveri, che secondo alcuni sono ‘invenzione’ del visionario Beppe Grillo, simpatico molto a tutti ma meno ai politici, che quando lo vedono sorridono sì ma con fare sforzato e a denti stretti.
Poi c’è il rapporto con gli alleati. Fino a che punto questo partito è se stesso e fino a che punto le alleanza e gli accordi con ds e margherita possono spingersi?
L’altro giorno ho sentito il capogruppo PRC vantarsi della posizione fiduciaria nei confronti del PD guadagnata astenendosi dalla votazione per portare in borsa Enia. Ho pensato, indipendentemente che abbia fatto bene o male non era sicuramente quello per cui era stato votato. Tanto vale, in campagna elettorale dirlo: noi non voteremo mai l’entrata in borsa di Enia a meno che i partiti più grossi non ci offrano qualcosa. Sarebbe stato più onesto. Poi anche scambiarlo con la promessa che fino al 2012 l’acqua sarebbe stata pubblica è del tutto irrisorio. In primo luogo le promesse valgono fino al 2009, data delle prossime elezioni. Poi nessuno è più in grado di garantire nulla. In secondo luogo perché la questione dell’acqua di fatto era già risolta e non era in discussione, e quindi fino al 2009 non si sarebbe discussa. In terzo luogo: il motivo per cui nella provincia di Reggio l’acqua arriva dappertutto e che l’azienda che vendeva l’acqua poteva fare investimenti a perdere perché oltre all’acqua vendeva anche il gas, che con i suoi ricavi permetteva di finanziare un sacco di servizi pubblici. Se non si ha anche un qualche profitto poi i servizi diventano costosi e vengono tagliati o rincarati.
Così, privatizzando la nostra gallina dalle uova d’oro – AGAC, ora Enia - di fatto anche l’acqua pubblica forse sarà meno buona. Su questa vicenda invece i nostri rappresentanti in CC non si sono fatti tentare dalle lusinghe dei partitoni e hanno mantenuto la promessa fatta agli elettori. C’è voluto un Comitato Federale per dare loro questo mandato, ma ne è valsa la pena e io sono contenta di non essermi ritirata per questioni personali ma di avere detto la mia in tale comitato federale.

Vi ringrazio per avermi ascoltata. Ho concluso.