28.11.06

Rimozione freudiana - jan palach

Adesso sarei dovuta andare in Consiglio a riferire in merito all'intitolazione di una via a Jan Palach, eroe della Primavera di Praga. All'ultimo momento l'indicazione di non andare, per evitare spiacevoli attacchi. In realtà, al di là del fatto che essendo ancora formalmente in carica non mi sono rifiutata di andare in Consiglio Comunale, preferisco una rassicurante e ironica atmosfera di normalità ad un limbo in cui all'ultimo momento può sembrare sconveniente anche mostrarsi in pubblico.
Vabbè, chi vuol sapere cosa ne pensavo di Jan Palach? Avrei anche citato Guccini, Berlinguer, e pure spiegato che non era contro il comunismo che si bruciò Palach, bensì contro la rassegnazione (Dubcek era comunista). Eccolo qui.
Intervento mozione sull’intitolazione di una via o una lapide a Jan Palach.

Intervengo brevemente affermando che la Giunta è favorevole all’intitolazione a Jan Palach di una via o un luogo della città.

Il gesto estremo che fece, appiccandosi fuoco il 19 gennaio 1969, ha un potere simbolico universale che rende tale sacrificio foriero di messaggi per chiunque.
Non bruciò i suoi quaderni, tra le dichiarazioni trovate in essi spicca questa:

Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1. è mio diritto scrivere la prima lettera e essere la prima torcia umana.
Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zpravy. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro 5 giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà”

Per questo è stato anche paragonato a Jan Hus, pensatore e riformatore religioso boemo condannato per eresia e bruciato sul rogo nel 1415, il paragone è stato fatto da Francesco Guccini nella “Primavera di Praga” .

C’ è un messaggio di incitamento contro la rassegnazione e la disperazione, un messaggio che proviene da un ragazzo di venti anni, capace di credere che un altro mondo è possibile, che non tutto è inesorabile, e capace di esigere da tutto il popolo l’impegno allo sciopero generale, capace di mettere come posta la propria vita.
C’è il messaggio politico, che chiama tutti i cittadini a fare valere il proprio diritto all’autodeterminazione, vi è un’anteposizione della politica a tutto, perfino a tutta la vita che avrebbe potuto altrimenti vivere il giovane Jan.

Questo gesto insieme all’intera vicenda della Primavera di Praga fece capire anche ai partiti comunisti e socialisti d’Europa per quale motivo erano nati, e che questo motivo non era soffocare bensì far parlare i popoli; dal dissenso sulla invasione sovietica della Cecoslovacchia si partì nell’elaborazione di forme autonome di comunismo, in Italia lo fece il PCI di Enrico Berlinguer, per trovare una via alternativa fatta di pace, libertà e di pluralismo.

Per questi motivi si ritiene che il simbolo della Primavera di Praga debba essere ricordato anche attraverso l’attribuzione di un toponimo, e di ciò verrà data disposizione nei prossimi giorni.

20.11.06

come il lupo e l'agnello ...ma non offendiamo Fedro

Un lupo e un agnello erano giunti allo stesso corso d’acqua. Il lupo stava più su, l’agnello molto più giù (1). Allora il furfante, spinto dalla sua fame cattiva trovò un pretesto per litigare. Disse: “Perché mi hai intorbidito l’acqua mentre bevevo?” L’agnello, tutto tremante, disse di rimando: “Come posso fare, o lupo, ciò di cui ti lamenti?L’acqua scorre da te alle mie sorsate”. Quello, respinto dalla forza della verità, ribatté: “Sei mesi fa hai detto male di me”. L’agnello rispose: “Non ero ancora nato”. Disse il lupo: “Allora è stato tuo padre a dire male di me”. E così lo afferra e lo dilania ingiustamente. Questa favola è stata scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con motivi pretestuosi.

Controfavola

Due consiglieri pdci e un assessora erano giunti alla verifica di metà mandato. I consiglieri potevano trattare con il Sindaco, l’assessora no. Allora i consiglieri, desiderosi di esercitare tutto il loro potere, trovarono un pretesto per litigare con l’assessora. Dissero: “Perché non ti dimetti temporaneamente?” L’assessora, tutta tremante, disse di rimando: “Perché il Partito mi ha detto di fare di tutto per non rinunciare alle 5 deleghe, che peraltro mi stanno massacrando!”.
I consiglieri, respinti dalla forza della verità, ribatterono: “”Non sei stata designata perché sei brava e competente, ma perché ti ha scelto il Partito, esistono almeno 200 300 persone a Reggio iscritti al pdci che ti possono sostituire” E l’assessora: “Guardate quante cose ho fatto, mostrando loro tutte le realizzazioni di due anni e mezzo di lavoro" Dissero i consiglieri, tacciando di presunzione e arroganza l'assessora: " Quando una persona si sente indispensabile allora non è neppure utile, e poi noi abbiamo fatto un accordo con la mamma che nel nazionale conta più di te".
E così i due consiglieri la afferrano, le fanno firmare le dimissioni e la sfiduciano con una raccolta di firme dei membri del comitato federale, e già che ci sono, sfiduciano il segretario che aveva osato dire ‘bah’, uno di loro diventa segretario provinciale e inizia a fare i 200 300 nomi di tutti gli iscritti più meritevoli e competenti dell’assessore, con tanto di deleghe e controdeleghe.
Questa favola è stata scritta per quei consiglieri che trascorrono il tempo affidato loro dal partito, dagli elettori e dalla città a ingaggiare azzardate partite a scacchi alla ricerca del potere di fare nomine e occupare posti di prestigio.

17.11.06

Non sono mai riuscita a tenere un diario

E quindi non so se ora riuscirò nell'intento di documentare da brava cronista quanto mi piacerebbe mettere in ordine.
Oggi è il 16 novembre 2006, ho la carica di quasi ex assessore del Comune di Reggio Emilia, e con il tempo che mi ritrovo da 'quasi ex' vorrei aprire l'album dei ricordi.
Inizio dicendo chi sono. Sono nata nel 1971, diploma magistrale, laurea in matematica applicata alla medicina. Il mio lavoro è nell'informatica, ho lavorato presso la municipalizzata di Reggio (ora Enia) occupandomi della fatturazione di più servizi.
Dopo 7 anni di fatturazioni e poi cura del Front Office, la chiamata a fare l'assessore presso il Comune di Reggio Emilia. A causa dell'exploit del Pdci e di altre strane combinazioni astrali ho ricevuto le 5 deleghe: Affari generali, Patrimonio, Personale, Innovazione Tecnologica e Sicurezza Urbana.
Il mio partito, dopo avermi detto che la cosa più importante per me doveva essere tenere tutte e cinque le deleghe, da un giorno all'altro mi ha 'messo all'angolo', costringendomi a scegliere tra una manovra folle (dimissioni temporanee) e la fiducia del Sindaco. La prima strada portava alla sfiducia da parte del Sindaco, la seconda alla sfiducia da parte del partito. Soprattutto per il modo in cui sono state chieste queste 'dimissioni temporanee', ossia attraverso un comunicato stampa dei due consiglieri, dopo che lo stesso Segretario Provinciale aveva espresso parere contrario e soprattutto senza interpellarmi, ho ritenuto che la manovra non avesse bisogno del mio sostegno, e non mi sono dimessa temporaneamente.
Questo è avvenuto quindi non per mano del Partito, ma di due consiglieri (in Comune ve ne sono tre) i quali dal 2004 ad oggi hanno potuto consolidare il loro potere in Comitato Federale, e quindi anche se la manovra è stata innescata in piena violazione dello Statuto il Comitato Federale l'ha comunque ritenuta meritevole di encomio e avallata pienamente, approfittando anche dell'occasione per sfiduciare la Segreteria e il Segretario e nominare (13 voti su 16 presenti su 28 aventi diritto) come nuovo segretario uno dei due consiglieri.
Questo brevemente quanto accaduto da venerdì 13 ottobre ai giorni nostri.
A oggi non si sa se il Partito sarà ancora rappresentato in Giunta, non si sa chi potrà essere proposto dalla nuova Segreteria. L'unica cosa che si sa è che io non andavo più bene. Il perchè ? Finora l'unica motivazione dichiarata era che in due anni e mezzo non mi sarei mai presentata in Comitato Federale, cosa falsa da come è documentato sui verbali delle sedute del Comitato stesso.